BHARATA NATYAM
Il Bharata Natyam è uno dei sette stili di danza classica indiana, nato all’interno dei templi della regione del Tamil Nadu, il più frequentemente rappresentato ed il più popolare, sia in India sia all’estero, ed è diventato ormai sinonimo di cultura tradizionale indiana.
Il lavoro fisico e tecnico che lo caratterizza è regolato da una serie di leggi che non ammettono alcuna libertà nell’espressione dell’individualità dell’esecutore.
Le forme coreutiche proprie di questo stile sono la Nritta, cioè la Danza Pura in cui non ci si riferisce a personaggi o a vicende ed in cui non si esprime alcun significato, e la Nritya, la danza cioè in cui i gesti ed i movimenti sono relativi all’evocazione di personaggi e storie religiose, mitologiche, della vita di ogni giorno e addirittura di animali e piante.
L’esecuzione della Nritta è la più elaborata: non si esegue per esprimere qualcosa ma per dimostrare l’infallibile senso dello spazio e la capacità di tenere il tempo in modo perfetto. Le mani, i piedi, gli occhi, il collo, sono tutti coinvolti in un’assoluta perfezione ritmica ed il corpo è regolato da una grande armonia.
I suoi aspetti caratteristici sono:
- La posizione eretta di base, in cui la colonna vertebrale è in posizione eretta ed il torso è spinto in avanti di una frazione rispetto ai fianchi.
- La posizione di base in cui i piedi e le ginocchia, piegate in demi-pliè, sono girate verso l’esterno creando le linee geometriche che caratterizzano tutti i movimenti di questa forma di danza. Questa posizione può essere considerata il leit-motif del Bahrata Natyam.
- La posizione in cui il danzatore siede sui talloni con le ginocchia ed i piedi ruotati lateralmente.
- Il sistema degli Adavu, le unità di base della tecnica di danza pura o Nritta. Ogni Adavu comprende una serie coordinata dei movimenti dei piedi, delle ginocchia, del torso, delle braccia e delle mani.
- I gesti delle mani, o Hasta Mudra. Ogni Mudra è nettamente distinto e classificato e contiene diversi significati a seconda del modo in cui viene utilizzato e della posizione che assume rispetto al corpo.
Il Bharata Natyam non si limita all’esposizione della tecnica. Questo tipo di danza possiede, infatti, una grande quantità di veicoli d’espressione: il movimento del corpo, il linguaggio dei gesti, il ritmo scandito dal lavoro dei piedi, la poesia espressa da musica e canzoni. In questo contesto l’aspetto più importante è l’espressione esterna del Bhava, cioè il modo di esprimere esternamente le sensazioni, i sentimenti e gli Stati Psichici interiori. Il Bharata Natyam è quindi un veicolo per la rappresentazione delle emozioni e questa peculiarità è riscontrabile nelle sezioni di danza che appartengono alla tecnica della Nritya, cioè la danza significante in cui predomina lo strumento espressivo chiamato Abhinaya.
Si può sostenere che il Bharata Natyam è un’espressione della cultura devozionale induista dal punto di vista tematico, funzionale e tecnico.
Tematicamente dipende quasi completamente dai ricchi racconti mitologici dell’induismo. Il soggetto di ogni rappresentazione riguarda, infatti, l’amore di una donna che aspetta o ricorda l’unione con l’amato, che può essere Rama, Krishna, Shiva o qualunque altra delle divinità induiste. Il significato più profondo di questa storia è da ricercare nell’idea induista secondo la quale la divinità è considerata l’Uomo per eccellenza ed i suoi devoti sono visti come la Donna che anela al suo raggiungimento e all’unione con lui. In questo modo la danzatrice porta sulla scena, al di là della storia d’amore, la devozione più totale (Bhakti) nei confronti della divinità a cui la danza è dedicata.
Funzionalmente la danza era usata come parte di un rituale sacro ed un forte legame con la divinità era ciò su cui si fondava l’istituzione delle Devadasi, le danzatrici sacre legate ad un tempio, la cui posizione era confermata addirittura dalla celebrazione del matrimonio con la divinità stessa, a cui erano quindi unite in modo inequivocabile.
Tecnicamente il suo aspetto più particolare è rappresentato dal modo di usare il corpo, i cui movimenti sono regolati anche nei più piccoli dettagli in un trattato risalente circa al 200 d.C., il Natya Sastra. In esso la danza è presentata come un sapere divino ed un dono fatto dagli dei agli uomini.
Ciò che più colpisce del Bharata Natyam è il modo in cui il danzatore riesce a raccontare storie, a creare personaggi, a far vivere e trasmettere le emozioni ed i sentimenti facendo uso di una grande varietà di posture del corpo, espressioni del volto e di un linguaggio altamente codificato realizzato per mezzo di gesti simbolici, che possono far riferimento alla realtà od appartenere al mondo del simbolismo e delle convenzioni teatrali.
Per la sua capacità di creare stati emozionali e psichici utilizzando la fisicità del corpo può essere definito una tecnica che ferma nella precisione del corpo gli impulsi disordinati della psiche.
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